Malta è tra le pochissime giurisdizioni al mondo a non praticare alcuna trattenuta fiscale sulle transazioni in criptovalute quando generano plusvalenze.
Come riporta un rapporto diffuso da Coin Central, l’isola del Mediterraneo è tra i pochissimi “paradisi fiscali crittografici” al mondo: soltanto Portogallo, Bielorussia, e Singapore non applicano alcuna aliquota nei pagamenti effettuati con la moneta elettronica quando generano una plusvalenza, ossia quando i bitcoin o altre criptomonete vengono vendute a un prezzo superiore rispetto al valore con cui sono state in precedenza acquistate.
Altri Paesi, come la Germania, applicano tassazioni “morbide” sulle plusvalenze da criptovaluta se detenute per oltre un anno. Ci sono poi Stati, come il Perù, nei quali le aliquote arrivano al 5%.
Il rapporto mette in luce come il mancato decollo delle criptovalute sia dovuto in molti casi anche a un regime fiscale poco amichevole, oltre a uno scetticismo ancora troppo diffuso da parte dei commercianti, a barriere tecnologiche e a un ecosistema giuridico piuttosto carente.
Ma Malta, insieme a pochi altri, va in una direzione opposta. E non solo con i bitcoin, ma nell’utilizzo della tecnologia blockchain in ogni settore di potenziale sviluppo.