Al via il progetto europeo “Blue Deal” per portare nei Paesi mediterranei tecnologie e soluzioni “su misura” per sfruttare l’energia dal mare, con la partecipazione di 13 partner provenienti da Spagna, Cipro, Grecia, Albania, Croazia, Malta e Italia, con ENEA e Università di Siena (coordinatore).
Con un finanziamento Ue di 2,8 milioni di euro, il progetto punta a sostenere una transizione energetica che includa l’energia dalle onde e dalle maree in un’area particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici. “I Paesi che si affacciano sul Mediterraneo spesso non considerano il mare una concreta risorsa di sviluppo economico né tantomeno una fonte di energia pulita su cui centrare le strategie energetiche nazionali e regionali – sottolinea Maria Vittoria Struglia, ricercatrice del Laboratorio di modellistica climatica e impatti e responsabile ENEA del progetto -. Dobbiamo lavorare per favorire la diffusione delle informazioni, l’innovazione tecnologica e l’iniziativa imprenditoriale. Con il progetto “Blue Deal” vogliamo affrontare queste sfide e offrire strumenti hi-tech e informativi adeguati, che permettano di valorizzare sempre di più la risorsa mare nel rispetto dell’ambiente e a beneficio delle comunità locali e del loro sviluppo”.
“Blue Deal nasce dalle precedenti esperienze dei due progetti Interreg Med, MAESTRALE e PELAGOS, e mira a capitalizzarne i risultati – commenta Simone Bastianoni dell’Università di Siena, anch’egli coordinatore del progetto -. Dimostreremo che è possibile pianificare una transizione energetica che includa l’energia dal mare e forniremo esempi pratici in diversi luoghi dell’area mediterranea”.
Nell’arco di tre anni i partner avvieranno molte iniziative nelle diverse aree costiere del Mediterraneo, per far conoscere alle comunità locali, alle amministrazioni e alle imprese le potenzialità dell’energia dal mare e i suoi positivi effetti su ambiente, economia e occupazione. Tra gli eventi in programma ci sono business forum, open day, un concorso scolastico e i Blue Deal testing lab, laboratori pensati per coinvolgere i cittadini e rafforzare la collaborazione tra ricerca, enti locali e aziende, in particolare le PMI. Tutto con l’obiettivo concreto di superare le attuali restrizioni tecniche e burocratiche alla diffusione della blue energy e di individuare soluzioni innovative, sostenibili e ‘su misura’ per l’autosufficienza energetica delle piccole comunità, in particolare delle isole, anche in presenza di flussi turistici stagionali. Il risultato finale del progetto sarà la definizione di un piano comune per la diffusione di queste tecnologie nell’area mediterranea.
Finora il primo caso studio affrontato dagli esperti è stata Malta, che nel 2016 ha approvato un Piano di Sviluppo che menziona la risorsa energetica marina; i partner hanno organizzato un evento online, che ha permesso di testare in modo preliminare la possibilità di includere concretamente l’energia dal mare nella pianificazione delle sue aree costiere.