Sarà la domanda interna a costituire il principale motore della prevista ripresa economica a Malta per il 2021 e il 2022. Lo sostiene la Banca Centrale di Malta, che di recente ha pubblicato un’analisi sugli effetti prodotti dall’emergenza coronavirus.
In uno scenario di base “normale”, che rappresenta una situazione in cui le misure di contenimento dei contagi e della recessione avranno almeno parzialmente successo, il PIL dovrebbe contrarsi del 4,8% nel 2020, e crescere rispettivamente di circa il 5,8% e del 4,2% nei due anni successivi. Nonostante l’auspicata ripresa, il fatturato delle attività economiche dovrebbe essere inferiore di circa il 6% rispetto a quello che sarebbe stato previsto prima dell’emergenza coronavirus.
Le misure fiscali e i sussidi a sostegno del mercato del lavoro dovrebbero invece contenere le perdite di posti di lavoro rispetto al naturale calo del PIL. Il mercato del lavoro è quindi previsto in ripresa negli anni successivi, grazie alla prevista crescita degli affari delle imprese maltesi in tutti i settori.
Nel 2020, la riduzione delle pressioni sui prezzi interni e internazionali dovrebbe anche portare ad un allentamento dell’inflazione annuale, sulla base dell’Indice Armonizzato dei Prezzi al Consumo (IAPC). Tuttavia, nel breve periodo, l’inflazione dovrebbe essere influenzata da fattori di spinta ai costi, nel contesto di perturbazioni della catena di fornitura globale. Si prevede quindi di arrivare all’1,5% entro il 2022, riflettendo una ripresa dell’attività economica, che si ripercuoterà sui prezzi dei servizi e sull’inflazione dei beni industriali non energetici (NEIG).
Si prevede inoltre un deterioramento delle finanze pubbliche nel 2020 rispetto agli anni precedenti, naturalmente a causa del previsto calo dell’attività economica e dell’introduzione delle misure relative alla Covid-19.
Sempre nello scenario di base, il saldo di bilancio pubblico dovrebbe subire un disavanzo del 6,8% del PIL nel 2020. Poiché la maggior parte delle misure relative all’emergenza sono di competenza dell’esercizio in corso, il disavanzo dovrebbe ridursi già nel 2021 e attestarsi al 2,9% del PIL entro il 2022. Il rapporto tra debito pubblico e PIL dovrebbe invece aumentare dal 43,7% nel 2019 al 55,0% entro il 2022.