Dopo il “terremoto” politico di fine 2019 e il cambio di Governo di inizio 2020 le analisi sullo stato di salute dell’economia a Malta – per ultima quella del FMI – sono come non mai contrastanti.
Ma andiamo per ordine. Dalla tastiera di un computer e dai blog, anche tra la comunità italiana, sono in molti a sostenere o quantomeno ipotizzare l’imminente “apocalisse”, così come nella parte anti-governativa della comunità locale. D’altro canto, naturalmente, ci sono gli ottimisti, tra cui molti uomini d’affari che nell’isola hanno portato i loro investimenti, e i filogovernativi: questi gettano acqua sul fuoco e rilanciano con entusiasmo il loro sostegno all’azione di governo del neo premier Robert Abela. E fin qui niente di sorprendente.
Una terza parte, poi, è quella rappresentata dagli analisti economici che periodicamente condividono valutazioni su Malta e la sua economia, presente e futura. Analisti che dovrebbero essere la parte meno condizionata da sentimenti politici, situazioni professionali o di vita quotidiana, e che dall’esterno cercano di restituire un’immagine veritiera sulla situazione economica basandosi su numeri accertati per giustificare lacune e possibili miglioramenti. Analisti – va ricordato – che con i loro giudizi condizionano la fiducia degli investitori ben più di quanto non facciano i commentatori da bar o da social network.
Abbiamo già condiviso in precedenti articoli alcune valutazioni di agenzie di rating espresse all’indomani delle dimissioni di Joseph Muscat: rispettivamente Fitch e DBRS hanno confermato i giudizi “A” e “A+”. E adesso arriva la valutazione del Fondo Monetario Internazionale (FMI): non un’agenzia privata ma un’organizzazione internazionale pubblica composta dai rappresentanti dei governi di 189 Paesi. I malfidenti troveranno sempre una mano nascosta da ipotizzare per mettere in discussione una valutazione diversa dalla loro, ma per chi crede nelle istituzioni e nella correttezza dei dati forniti, ecco le considerazioni del FMI su Malta.
Il rapporto parla di una crescita economica ancora in corso, anche se adesso a velocità ridotta dopo l’impressionante accelerata dei cinque anni precedenti. La crescita del Pil reale dovrebbe scendere dal 7% del 2018 al 5% del 2019 e al 4% nel 2020. Sia chiaro: non si tratta di una decrescita, ma di una crescita meno sostenuta, con numeri che conservano sempre il segno + davanti. Il tutto mentre la situazione globale è dominata da un clima di incertezza generato da fattori politici (vedi i dazi USA) e da flessioni, come quella dell’industria tedesca, che inevitabilmente condizionano anche la consistenza della ricchezza a Malta, dove il fattore principale di traino resta la domanda interna rispetto a quella estera.
Per alcuni versanti, secondo il FMI il Paese resta vulnerabile a una parziale erosione degli investimenti dall’estero e ad alcune carenze infrastrutturali, nonostante gli sforzi compiuti per restare al passo, ma d’altro canto è lo Stato più attrattivo per le aziende del Regno Unito che nel post Brexit cercheranno di mantenere un piede dentro all’Unione Europea.
Il Paese deve continuare a rafforzare il proprio sistema di monitoraggio e contrasto in chiave anti-riciclaggio per non esporsi a minacce rispetto alla propria stabilità finanziaria. I controlli, allo stesso tempo, secondo il FMI devono accompagnare anche lo sviluppo del gaming, dell’economia digitale e del programma IIP per la vendita della cittadinanza. Deve inoltre essere rafforzata la capacità di supervisione della MFSA (Malta Financial Services Authority) nei confronti degli istituti bancari. È anche importante affrontare una serie di lacune nel quadro della gestione delle crisi. In particolare, il quadro giuridico per l’insolvenza bancaria dovrebbe essere aggiornato e semplificato, insieme all’introduzione di un regime amministrativo per la chiusura e la liquidazione di una banca in dissesto.
Bene poi l’andamento del debito pubblico, destinato a scendere sotto il 45% del Pil, e le finanze dello Stato, che segneranno anche per il 2019 un surplus, per il quarto anno consecutivo.
Altre raccomandazioni. Continuare a investire in nuove infrastrutture e migliorare al contempo l’efficienza degli investimenti pubblici, contenendo le spese correnti. Ridurre i rischi legati alle garanzie statali e alle imprese pubbliche, affrontando le pressioni di spesa a lungo termine legate all’invecchiamento della popolazione. Continuare a rafforzare le entrate fiscali ed esplorare soluzione per diversificare i proventi dell’imposta sul reddito delle società (CIT). Sostenere ulteriormente la partecipazione alla forza lavoro degli anziani e delle donne, colmare lacune esistenti nelle competenze, favorire l’innovazione e l’accesso alla casa a prezzi accessibili per garantire una crescita sostenibile e inclusiva. Il miglioramento della governance, infine, salvaguarderebbe il clima imprenditoriale e la sua attrattiva per gli investimenti esteri dopo il surriscaldamento degli ultimi mesi.
A ciascuno lasciamo trarre le sue conclusioni finali dopo quelle del FMI. Le nostre sono queste: c’è ancora molto da lavorare, perché le vie della perfezione e del miglioramento sono infinite. Ma la situazione presente e futura dell’economia maltese appare ancora oggi lusinghiera, soprattutto se paragonata a quella di altri Paesi che intravvedono i fantasmi di nuove recessioni.