Malta, Panama d’Europa? Per Sergio Passariello ( Malta Business) l’isola del Mediterraneo è invece un partner strategico per imprese italiane ed internazionali che possono cogliere opportunità Ue, della rete inglese del Commonwealth e Paesi Arabi, in piena legalità e con occasioni di concreti investimenti al centro del Mediterraneo
Sgombra il campo da equivoci, il ceo di Malta Business, in relazione alle ultime uscite su quotidiani e riviste italiane ed internazionali, circa una presunta fiscalità di vantaggio di Malta a discapito dei Paesi Ue e possibile centro di riciclaggio con società offshore e trust. “Malta, è pienamente integrata nella Comunità Europea, la sua domanda di adesione risale al 1994 e formalmente ha aderito nel 2004, negoziando la sua entrata come ogni Stato deve fare.
Inoltre non è in alcuna Black list, avendo aderito a tutti i trattati europei riguardati lo scambio d’informazione fiscale, l’antiriciclaggio, le norme sulla concorrenza e sulla privacy. Sono stati stipulati ben 72 trattati per evitare la doppia imposizione con altrettanti Stati Sovrani e le procedure per la costituzione di società sono molto trasparenti e veloci, ma nello stesso tempo non lasciano spazio ad interpretazione.
La legislazione è basata sul common law, di derivazione anglosassone, quindi il panorama delle leggi e dei regolamenti hanno più certezza e meno interpretazione. La lingua inglese, che è nazionale, facilità enormemente gli scambi commerciali e la capacità di dialogo. Un sistema educativo ed universitario che ha recepito completamente la Convenzione di Bologna, pone l’Isola nella condizione di poter diventare un ottimo hub educational. Malta è membro effettivo del Commonweath, oltre che essere in Europa, un mercato che conta 2,5 miliardi di cittadini, che parlano la stessa lingua, che si basano sugli stessi principi sociali e legali.
I benefici concessi a chi investe a Malta sono stati negoziati con la Ue ed hanno superato l’esame dell’Ocse. Non si tratta di tassazioni basse, l’aliquota media è del 35% ma si tratta di un incentivo fiscale che restituisce ai soci, parte della tassazione, per aver investito nello Stato maltese.
Incentivi fiscali che nelle diverse modalità ogni Stato aderente all’Ue decide in relazione agli investitori stranieri. “Basti pensare, solo per fare qualche esempio che nell’ultimo anno la Germania ha stabilito l’esenzione dall’imposta sui redditi per gli investimenti in venture capital in società residenti in Germania attive nella Ricerca e Sviluppo.
L’Italia ha previsto detrazioni fiscali al 30% per chi investe nelle Pmi innovative oltre a prevedere un super ammortamento del 140% del costo d’acquisto dei nuovi beni, ed un iper ammortamento del 250% per l’investimento in beni tecnologici legati all’Industria 4.0.
La Francia invece ha puntato sulle startup, esonerando gli utili da queste distribuiti e con un regime agevolato per le plusvalenze a seconda del periodo di detenzione delle partecipazioni con un abbattimento del 50% se la detenzione è superiore a un anno, del 65% se è superiore a 4 anni e dell’85% se superiore a 8 anni.
La Spagna ha concesso un’aliquota ridotta al 15% per le start up. Si riduce inoltre del 60 % la base imponibile dell’imposta sulle società per imprese titolari di brevetti, disegni e modelli, segreti aziendali e know-how. Inoltre ci sono stati europei dove la tassazione è privilegiata e con costi della manodopera bassissimi, come la Bulgaria e l’Ungheria, dove le tasse sono fissate con un’aliquota fissa del 10%.
Questo quadro evidenzia che la competizione fiscale è al primo posto nella politica di tutti i governi nazionali europei, perché è la leva fondamentale per attrarre investimenti nel proprio paese”.
E’ dunque priva di ogni fondamento l’accusa di un centro internazionale di riciclaggio che viene contestato nella cosidetta inchiesta Malta files?
Se vogliamo dirla tutta e vogliamo fare riferimento ai dati concreti e validati, come ad esempio il
Fifty Shades of Tax Dodging, un rapporto della rete europea Eurodad, le nazioni ad alto rischio riciclaggio sono ben altre. A sorpresa, non solo il Lussemburgo, ma anche la “virtuosa” Germania, offre un ricco menù di possibilità per nascondere la vera proprietà societaria e agevolare il riciclaggio del denaro sporco. la Spagna, invece, si conferma di gran lunga il negoziatore di trattati fiscali più aggressivo.
Ho letto di valigette di denaro che transitano a Malta trasportati, senza controllo tra la Sicilia e Malta, rievocativi di scenari post anni ’80. Bene, va precisato che a Malta c’è una norma antiriciclaggio ben consolidata in linea con la direttiva europea, e nessuna banca accetta versamenti in contanti con cifre così alte, senza le opportune giustificazioni. Che poi possano esserci traffici illeciti e spostamento di contante da parte della criminalità organizzata, credo che sia un rischio concreto, ma penso che questo sia un rischio di ogni paese.