Fa discutere il recente chiarimento pubblicato dalla Malta Financial Services Authority, che facendo seguito a un articolo apparso sulla stampa locale ha precisato che il colosso di criptovalute Binance, da poco arrivato a Malta, non ha ancora la licenza per poter operare nell’arcipelago.
Ma non solo: nessuna società legata ai sistemi crittografici sarebbe ancora in possesso dell’autorizzazione ufficiale dall’ente che regola i servizi finanziari.
Il caso Binance fa sorgere quindi spontanee alcune domande: Malta è o non è il paradiso della Blockchain? (Senza dimenticare che le criptovalute sono soltanto una piccola ramificazione di questo mondo). C’è stato un cambio di rotta nei rapporti tra Governo e operatori di criptovalute, magari con il passaggio di testimone dall’ex Primo Ministro Joseph Muscat a quello attuale Robert Abela? Proviamo a fare un po’ di chiarezza.
L’immagine distorta è quella di chi vede sempre il bicchiere mezzo vuoto: prima rappresenta Malta come il “far west”, dove ciascuno può insediarsi e agire liberamente senza controlli, poi invece rilancia il messaggio di un Paese che non sblocca le licenze ai propri aspiranti operatori mettendo a rischio nuovi investimenti. Qualsiasi cosa accada, insomma, c’è sempre un pretesto per criticare.
L’immagine che anche i più agguerriti detrattori sono invitati quantomeno a prendere in considerazione, invece, è quella di un Paese che punta ad attirare ricchezza, investimenti e lavoro puntando sulla qualità dei progetti. Non esiste dunque incoerenza tra i provvedimenti legislativi del 2017 che hanno attribuito a Malta la definizione di “Blockchain Island”, e la mancata concessione di licenze operative anche a colossi come Binance, il più grande exchange al mondo di criptovalute che – va ricordato – ha deciso di spostarsi a Malta dopo essere stato alle prese con problemi normativi in Giappone.
A spiegarlo bene è stato Charles Scerri, revisore contabile con esperienza trentennale nel settore dei servizi finanziari, in un’intervista esclusiva rilasciata a Malta Business in occasione dell’ultima edizione del Delta Summit. Scerri, in tempi non sospetti, mentre si presentava Malta come il Paese del “tutto è possibile per tutti”, ha parlato invece di un settore che, dopo lo scossone iniziale arrivato con le nuove leggi sulla Blockchain del 2017, è diventato sempre più maturo, coinvolgendo man mano progettualità sempre più strutturate ed elaborate. Qui è a disposizione l’intervista completa:
Una tassazione agevolata e una burocrazia semplificata sono pertanto scelte politiche legate all’obiettivo di costruire un sistema Paese favorevole al fare impresa (quello che manca, ad esempio, in Italia). Un obiettivo che può convivere con la serietà dei controlli, come Malta – almeno nel settore dei servizi digitali e finanziari – intende dimostrare attraverso una fermezza non solo nella concessione di licenze ai nuovi operatori di criptovalute, ma anche con i numerosi casi di revoca della licenza agli operatori del gaming che non hanno dimostrato correttezza e trasparenza nella gestione della loro attività.
Gli operatori di criptovalute – Binance compreso – potranno quindi avere la loro licenza. Ma nei tempi e nei modi dovuti, dopo aver rispettato le procedure previste da una legislazione che in molti altri Paesi ancora non esiste, e che consentirà alle stesse imprese di avere in mano un’autorizzazione di qualità.